mayaliko

  1. La seconda "prima volta": ovvero attese non deluse.
    Finalmente abbiamo fatto l'amore dopo più di un mese...

    AvatarBy brikkone il 14 Jan. 2013
     
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    Sì sì sììì finalmente dopo un mese abbondante di blackout, dovuto a...problemi tecnici, abbiamo di nuovo fatto l'amore completamente.
    Bellissimo bellissimo, almeno per me. Per lei purtroppo è stato doloroso, come la prima volta.
    La sua passerina era chiusa e contratta.
    Ma andiamo con ordine.
    L'altra mattina, mi sono svegliato con una voglia di averla che non avrei resistito oltre.
    Lei era ancora addormentata. Abbiamo dormito tutta la notte abbracciati nella posizione del cucchiaio. La pressione del suo culetto sul mio pene era dolcissima. Non so perchè ma il culetto delle ragazze di colore è particolarmente attraente per me, ed essendo il suo molto sodo, capirete bene l'effetto.
    In quel momento però non volevo la porta di dietro, volevo proprio entrare dall'ingresso principale. Ho iniziato quindi a massaggiarle il ventre, piano piano, in modo da svegliarla con dolcezza.
    Piano piano ho iniziato a toccarle le tette, ma facendo molta attenzione a non strizzarle troppo, come ero abituato...prima.
    Lei mi ha allontanato la mano dalle zinne, ma non dal suo corpo...mmm era un buon segno.
    Quindi incoraggiato, dopo averle ancora massaggiato la pancia ed averla premuta contro il mio membro duro come un pezzo di ferro, ho iniziato a scendere giù giù..., fianchi, cosce, ma sopra il pigiama, non osando ancora andare a toccare la sua bella patatina scura.
    Lei non allontanava le attenzioni, anzi, piano piano si accucciava sempre più su di me, premendo col culetto sul mio basso ventre. Ovviamente a questo punto io ricambiavo le sue spinte. Credo si aspettasse che io mi accontentassi di prenderla di dietro. In fondo così facendo non le avrei provocato molto dolore...ma non era proprio il momento: io volevo solo la sua vagina. La volevo di nuovo aperta per me, anche se sapevo che non sarebbe stato facile.
    Piano piano mi sono avvicinato con la mano alla meta, scostando prima il pigiama e continuando ad accarezzare i dintorni, ma senza arrivare lì...la mano si è fatta largo tra le cosce calde, ma ancora strette: se avessi forzato la cosa si sarebbe chiusa e non avrebbe aperto lo scrigno. "No, dai fa male ancora, è chiusa". Non era quella la via, quindi le ho detto che avevo una voglia matta di baciarla lì sotto.
    Ma lei si negava: è presto, fa male, no di qui no di la... ma senza troppa convinzione. So quando è un no vero...e quello non lo era. Le ho abbassato di colpo pigiama e mutandine e sentivo che la strada era percorribile. Le sue parti basse profumavano di sapone intimo e di passera bagnata...quindi era il momento di prendere possesso dei tesori assaggiandoli. Mettendo la testa vicino alle natiche mi sono avvicinato con la lingua al suo perineo.
    So che la cosa le piace un sacco, ma ancora resisteva "No, non è rasata, tu lecchi peli non la passerina".
    "Non mi importa, tu allargala o fammela allargare e vedi che ti bacio dentro. Dai che ne ho una voglia matta."
    "No mi fai male, pungi, hai la barba lunga".
    Con un po' di sapienti leccatine le ho fatto aprire finalmente le cosce.
    Dio che bella, era proprio un gioiello, quella perla rossa che appariva dentro due valve scure della sua conchiglia.
    Le ho fatto aprire bene le grandi labbra con le dita. Da farle un quadro ed esporlo al mondo. Il nero degradava in un marrone lucido sia verso il clitoride sia verso le piccole labbra, e da questo giardino, improvvisamente emergevano i lati rosei e rossi, bagnati e invitanti.
    La volevo far eccitare e bagnare ma non volevo farla venire con la lingua, anche se lei avrebbe preferito. Assieme alla lingua ho provato a mettere dentro piano piano un dito, saggiando le sue reazioni. Che bello era toccarla dentro, ma si ritraeva ancora, quindi ho continuato a leccarla, fino a prepararla per bene. Finalmente iniziava a mettermi le mani sulla testa e a tirarmi verso di lei. Lo fa quando è proprio eccitata. Forse sarebbe stato meglio per lei farla godere. Sono sicuro che avrebbe spruzzato i suoi umori ma io volevo la sua fichetta intorno al mio pene. Molto egoista, lo so ma in in quel frangente non riuscivo a vedere altro scopo.
    Quindi mi sono tolto e mi sono messo sopra di lei ormai praticamente nuda.
    L'ho baciata con molta foga, facendole assaporare la sua stessa fica fradicia, e le ho poggiato il pene sopra la vagina.
    Lei ha subito stretto le gambe, ma io l'ho rassicurata che non le avrei fatto male. La punta del pene scivolava piano piano tra le cosce ma senza penetrarla. E per un po' l'ho strisciata così, all'esterno. Poi piano piano ho fatto in modo di dirigere la punta in modo che si avvicinasse all'interno della passera. "Fa male, piano, non dentro", allora io nei movimenti rallentavo e non spingevo, ma quella era chiaramente la direzione. Le tenevo le mani sopra la testa, in una posizione che adoro, che la fa apparire ancora più aperta e mia. In quella posizione le tette si stirano verso l'alto e sono ancora più adorabili.
    Avevo voglia di succhiargliele e così mi abbassai a farlo. "Non no, non puoi dai lì no".
    Nel frattempo piano piano, le entravo dentro, con molta circospezione, cercando di non strapparle troppo le pareti vaginali.
    "Piano è chiusa, non entrare". Sentivo che si stava seccando lì sotto. Evidentemente non era pronta al cento per cento.
    Se si fosse seccata del tutto si sarebbe fermata o avrebbe sofferto troppo. E però se fossi uscito non sarei più rientrato. Quindi la via era quella di inumidire la porta senza uscire col pene. Un po' di saliva era quello che ci voleva, ma non avendo lei le gambe aperte, non era facile. Piano piano, con piccole spinte e con molta saliva, mi facevo largo in lei. Ormai la punta era dentro, finalmente, e mancava solo il resto dell'asta.
    Il movimento lento dava i suoi frutti, e le carezze e i baci la calmavano ed eccitavano. A tratti però lei si fermava per il dolore alla fichetta adorabile. Stupendo, era quello che avevo sempre desiderato: di sverginarla io, la mia adorata cioccolatina.
    "Piano ahi piano". E piano piano entravo sempre più dentro. Finalmente si apriva ed apriva anche le gambe, segno che non aveva più troppo male. Non avrei potuto certamente entrare con foga, le avrei fatto troppo male, quindi continuai ad operare come se fosse davvero vergine. Aveva gli occhi un po' lucidi ma non mi respingeva, tenendo anzi le mani sulle mie natiche. Era di nuovo un po' secca, ma ormai il pene era stabilmente dentro di lei, finalmente. Abbracciandola stretta facevo aderire il mio corpo al suo totalmente, e finalmente penetravo totalmente in lei. Un mugolio fu la sua risposta. Indubbiamente lo sfregamento e la dilatazione della vagina non completamente bagnata ed ancora convalescente le provocava dolore, lenito in parte dall'eccitazione.
    Proprio quello che io volevo: una "prima volta" con lei.
    Il pene era tutto dentro finalmente e ci abbracciavamo stretti. Io stantuffavo sempre più velocemente ma non forzando più di tanto. Avevo voglia di venirle dentro, ma non era protetta. Quanto mi dispiaceva. Il ritmo era preso ed il mio cazzo le entrava e usciva agevolmente. Lei mi abbracciava e spingeva dentro ma io volevo quella posizione che adoro, con i polsi strettamente presi nelle mie mani, e lei aperta ed indifesa sotto di me.
    Il ritmo accelerava e a volte vedevo che si contraeva ancora un po', ma ormai il canale era oliato dai suoi umori. Non potevo scoppiarle nell'utero, ma per questa "prima volta" andava bene così, e quindi sentendo che lo sperma mi stava salendo dalla base del pene mi misi in una posizione più sicura in modo da estrarlo in tempo.
    Continuavo a stantuffare e mi pareva di aver visto (o sognavo?) una piccola traccia rossa sul pene. Sicuramente un sogno, ma mi se possibile mi sentivo ancora più eccitato. Ormai non controllavo più la forza delle spinte in lei. Le entravo pienamente in quella bella fica scura ed il contrasto del mio cazzo bianco e lucido mi dava alla testa, specie con quell'insistente riflesso rosso.
    Ecco finalmente c'ero, c'ero. Ormai le prime contrazioni dell'orgasmo mi invadevano. Ho estratto il pene dicendole di prenderlo in mano e di farlo continuare a sborrare. Il seme le schizzava sopra i peli della sua bella e dilatata fica nera e sul suo stomaco, fino a lambire i seni. Il bianco sul nero era tanto bello...e tanto eccitante ancora. Uno schizzo le ha raggiunto anche il naso e la bocca, ma la cosa più bella era una splendida macchiolina rossa sul lenzuolo.
    Grazie mio tesoro. Ti amo.

    Edited by brikkone - 14/1/2013, 14:34
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